Il 29 gennaio 2020, in Italia, due cinesi affetti da Covid-19 arrivati a Roma venivano ricoverati. Da lì a poco, il virus si diffonde a macchia d’olio, colpendo prima di tutto il Nord Italia.
Oggi, cinque anni dopo, possiamo dire con certezza che il Covid è stato sconfitto. Lo dicono i numeri, le statistiche, gli ospedali che non sono più al collasso, o meglio sono tornati ad avere i soliti vecchi problemi.
Nonostante il virus sia sotto controllo, però, 5 milioni di italiani soffrono ancora di sintomi persistenti da long Covid, una delle eredità peggiori della pandemia. Anche questo dimostra quanto il virus sia stato pericoloso e quanto fosse necessario fermarlo il prima possibile.
Per quanto il Covid sia ormai un ricordo lontano, per il mondo della sanità e della ricerca la pandemia è ancora oggetto di studio. Lo spiega Enrico Girardi, Direttore scientifico dell’Istituto Spallanzani di Roma, centro di riferimento durante l’emergenza.
“L’interesse scientifico per il SARS-CoV-2 rimane alto, anche se nella percezione comune sembra tutto risolto”, spiega Girardi a AdnKronos. “Essendo stata la prima pandemia in un mondo altamente tecnologico, possiamo imparare molto da ciò che è successo: cosa ha funzionato e cosa dobbiamo migliorare per il futuro”
Uno dei punti chiave è la preparazione alle prossime pandemie. “Non dobbiamo reagire sempre in emergenza – continua Girardi – ma costruire un sistema che sappia mitigare le conseguenze di questi eventi”.
Fondamentale, durante la prima fase della pandemia, fu la collaborazione internazionale. I medici Andrea Mariano e Angela Corpolongo, che erano di turno allo Spallanzani quando arrivarono i primi pazienti Covid in Italia, ricordano il ruolo cruciale delle call con i colleghi dell’Università di Wuhan, che fornirono informazioni preziose sulla gestione della malattia.
“La terapia con il cortisone fu una scelta sperimentale e discussa – spiegano – ma si è poi rivelata efficace. La condivisione delle esperienze con i colleghi cinesi ci ha permesso di affinare le cure e di salvare vite.”
Fondamentale fu, inoltre, il primo tampone positivo ai turisti cinesi, che consentì di isolare il virus e sviluppare rapidamente i test successivi. L’Italia fu tra i primi Paesi in Europa a ottenere questo risultato, facilitando la gestione della crisi.