In tanti asseriscono che la città di Mazara del Vallo ha un futuro turistico assicurato per le tante attrazioni, l’eccellenza dell’enogastronomia e la vocazione all’accoglienza.
Pochi hanno il coraggio di affermare che non può esserci alcun sviluppo turistico senza aver prima messo in sicurezza la città e, con essa, la comunità mazarese.
Qualunque programma di sviluppo che riguardi la città di Mazara non può prescindere dalle sorti del fiume Mazara e dalla sua riqualificazione, nonché dalla messa in sicurezza della comunità mazarese tutta.
La questione non è soltanto legata all’ opportunità di assecondare la vocazione turistica della città del Vallo, da anni preda di una certa politica che l’ha resa strumento per convincere le masse.
La faccenda è alquanto seria e riguarda la sicurezza dei cittadini mazaresi prima che la prospettiva di una possibile occasione di crescita economica del territorio.
Il vero obiettivo da perseguire senza ulteriori inutili perdite di tempo è la riduzione del rischio idrogeologico nell’area e ed il recupero ambientale, per fugare nei cittadini mazaresi la certezza del rischio di esondazione.
Intanto, i lavori sono sospesi dal febbraio del 2024 e la notizia delle scorse ore che nei prossimi giorni avrà avvio la pulizia intorno alle vasche che contengono il materiale dragato dal fondo del porto canale e dalla foce del fiume Mazaro, con il conferimento dei rifiuti in discarica, è poca cosa rispetto ad un traguardo che da decenni nessuno riesce a raggiungere. Una storia senza fine quella dei lavori di dragaggio del fiume Mazaro, che ha visto il fallimento della politica tout court, a prescindere dal colore politico.
Eppure, dopo anni di attesa e trepidazione, i lavori sarebbero dovuti partire nell’autunno del 2019; nei primi di marzo del 2020 una vicenda giudiziaria che ha coinvolto l’amministratore delegato della società Ecol 2000, ditta aggiudicataria dell’appalto, ed il dirigente del Genio civile di Trapani, ha causato il blocco dei lavori.
Dal 2022, Nello Musumeci è ai vertici del Ministero del mare; proprio lui ha presenziato alla cerimonia di sei anni fa che avrebbe dovuto sancire l’avvio dei lavori. Nulla è cambiato. E mentre la politica nazionale e regionale fa proseliti annunciando investimenti importanti per i porti della Sicilia, Mazara del Vallo, minacciata dal rischio idrogeologico per l’intera area abbracciata dal fiume Mazaro, resta nell’anonimato, esclusa da ogni forma di finanziamento.
Il degrado del fiume Mazaro è l’emblema dell’abbandono del settore della pesca, vero polmone economico per oltre settant’anni ed oggi prossimo al fallimento definitivo. Tutti, politici e politicanti, hanno miseramente fallito sui lavori di recupero ambientale del fiume Mazaro così come sulla difesa del settore della pesca, consegnando ai mazaresi un’unica arma: la preghiera.
Il ricordo dell’ esondazione del fiume Mazaro, nell’ottobre del 2018, è ancora vivo tra gli abitanti di Mazara del Vallo, così come la paura costante che possa accadere nuovamente. Nessun allarmismo, per carità, ma in tempi di repentino cambiamento climatico, non possiamo escludere nulla. Semmai, basterà la preghiera di tutta la comunità cittadina per dare forza al grido d’aiuto verso il cielo e scongiurare il disastro?
Giuseppe Messina