Un’interessantissima chiave di riflessione fornitaci dalla dott.ssa Anna Maria Tranchida.
“Un uomo, un giovane, in grado di uccidere una donna ha trascorso delle violenze gravissime nel proprio contesto familiare, che hanno generato una patologia. Anche la negazione all’identità è una violenza. Non si diventa assassini dalla sera alla mattina. Genitori che giustificano e coprono i comportamenti aggressivi dei figli ne sono la prova: è patologico tutto il contesto.
Non tutti i genitori amano i propri figli, essere genitori biologici non vuol dire essere genitori emotivi. Amare non vuol dire solo vestirli, nutrirli, dare loro quattrini e cellulari costosi: un genitore che compera un cellulare da 1000 euro ad un figlio adolescente è un educatore fallito, questo dev’essere chiaro, perchè insegna al figlio a sovrastare gli altri con gli oggetti, perchè consegna una Ferrari ad un ragazzo senza patente, perchè insegna la relazione di potere grazie all’ oggetto. Amare vuol dire comprendere che l’altro è un essere vivente in grado di vivere emozioni, che è diverso da sè. Vuol dire permetttergli di lasciarlo crescere guidandolo nel suo essere diverso, aprire un dialogo in cui si accetta e si sviluppa il suo parere, permettergli di fare esperienze educative. Un figlio che riceve amore vero, non uccide. Oggi alcuni adulti-genitori non sanno più loro stessi cosa è sano e cosa no, da trasferire nell’educazione. Questo è un grande problema. La piaga sociale è il genitore narcisista.”
Dott.ssa Anna Mara Tranchida (psicologa, psicoterapeuta)