Nella terra della siccità, l’acqua si spreca…..!
La Sicilia è da sempre la terra delle contraddizioni e dei paradossi. Politica miope e ascara, carenza ed inadeguatezza delle infrastrutture, la condizione assai negativa della presenza della criminalità organizzata: sono solo alcune delle cause che condannano l’Isola all’arretratezza economica e sociale.
Ritratto attuale tanto amaro di una terra meravigliosa, che esprime potenzialità indiscutibili, ma che, nel contempo, è piena di contraddizioni, caratterizzata dalla forte fragilità di un territorio abbandonato a sé stesso, i cui effetti si ripercuotono negativamente sui siciliani che da tempo hanno perduto la speranza di un riscatto.Calza perfettamente nella contraddizione e nel paradosso la recente notizia dello sversamento parziale dell’acqua della diga Trinità, nel territorio di Castelvetrano, in provincia di Trapani, per la sua messa in sicurezza. L’apertura delle paratie per lo sversamento a mare della preziosa acqua ha fatto andare su tutte le furie gli operatori agricoli del territorio interessato.
Dal canto suo, il ministero delle Infrastrutture, in una nota dello scorso 14 gennaio, ma portata a conoscenza del presidente della Regione Siciliana Renato Schifani solo lo scorso 21 gennaio, ha prescritto la riduzione del quantitativo di acqua presente fino a un’altezza massima di 50 metri. E non si è limitato soltanto a questa disposizione perché, nell’aprile 2024, ha avviato il procedimento per la messa fuori esercizio dell’invaso.
Dove sta il paradosso? Semplice! Per mesi, i siciliani e gli agricoltori soprattutto, hanno pregato tutti i Santi affinchè arrivasse finalmente la stagione delle piogge dopo mesi di siccità, nella speranza che si accumulasse l’acqua nella diga Trinità, e, quando tutto ciò è accaduto, ecco intervenire la politica per addurre come ragione la sicurezza, che manda all’aria ciò che la natura ha concesso: la preziosa acqua necessaria per irrigare i campi. La parte della Valle del Belice che attinge l’acqua dall’invaso castelvetranese è famosa per le eccellenze della produzione agricola ed agroalimentare, vocata ad ulivi e vigneti, ma anche alle trasformazioni casearie.
Una terra senza speranza che paga l’incapacità dei politici ascari siciliani, vera causa di anni di incuria e mancata manutenzione di dighe e invasi siciliani. Per carità….. La diga presenta evidenti carenze di sicurezza a livello statico e sismico in condizioni di piena. Ma, ancora peggio, in assenza di interventi, la diga deve “chiudere”, andare fuori esercizio. Intanto il livello, attualmente a 62 metri slm, deve scendere ad una quota massima di 54 (Il ministero vigilante scrive fra 50 e 54 ma il gestore cerca di tenerla al limite massimo). Il che significa buttare via ancora tanta ma tanta acqua. A questo punto la domanda legittima é: dove è stata la classe politica siciliana in tutti questi decenni?
“La contraddizione definisce la Sicilia, ma i fatti sono fatti, non contengono il diverso e il contrario” volendo scomodare Leonardo Sciascia. Lo scrittore racalmutese aveva le idee molto chiare allorquando affermava che: “la Sicilia offre la rappresentazione di tanti problemi, di tante contraddizioni […] da poter costituire la metafora del mondo odierno”. Sciascia dà una definizione mirabile dell’ascarismo siciliano: “fra potenti non esistono barriere e sicuramente la terra di Sicilia si è sempre dimostrata terreno fertilissimo per procacciare potenti, compiacenti e spregiudicati, pronti a svendere la propria terra con tutto il suo gregge. Del resto, la madre della contraddizione sta proprio e soprattutto nel tradimento perpetrato e reiterato da parte dei politici siciliani di turno nei confronti dei propri cittadini. Essi, infatti, rappresentano i veri colonizzatori della propria terra”.
Adesso il presidente Schifani corre ai ripari per trovare soluzioni, avendo ereditato lo sfacelo più totale dalla classe dirigente che lo ha preceduto.
Però, va sottolineato come si sia registrata una reazione ferma contro la chiusura della diga. Vi sono state le prese di posizione di diversi sindaci del territorio, delle organizzazioni sindacali agricole, di esponenti politici (e ci vuole tanto coraggio) perché l’acqua della diga serve ad irrigare una vastissima area vocata alle eccellenze agricole e agroalimentari. E, nel frattempo, la vicenda, che presenta tutte le caratteristiche del paradosso siciliano, scotta e tanto, perchè non è più una questione tra uffici e burocrati. Il dossier sull’emergenza attorno alla diga Trinità di Castelvetrano, chiusa su indicazione del ministero alle Infrastrutture per ragioni di massima sicurezza, è finito direttamente sul tavolo di Matteo Salvini. Intanto è indubbio che le piogge di questi giorni abbiano contribuito a rialzarne il livello ed è stato superato quel limite; tanto che, attualmente, un flusso di acqua scorre via quotidianamente. Acqua sprecata anche se servirebbe, eccome se servirebbe.
“E i fatti sono chiari, lapalissiani, per chi li vuole vedere. Ma la sensazione forte che ho è che, nell’era della manipolazione delle parole e della mistificazione, non solo è difficile vederli, ma neppure si è posti nella condizione di reagire, qualora si abbia la consapevolezza di essi”, per tornare a Sciascia.
Adesso la matassa va dipanata ed è una corsa impari contro il tempo. Riuscirà questa volta il popolo siciliano ad affrancarsi dall’ascarismo e dallo sconforto?
Giuseppe Messina