Giorgia Meloni ha annunciato di essere indagata per favoreggiamento e peculato in relazione alla gestione del caso del comandante libico Najeem Osema Almasri Habish, arrestato e successivamente rilasciato e rimpatriato con un aereo di Stato. La notizia è stata data attraverso i social, con la premier che ha sottolineato di non essere “ricattabile” e che non si farà intimidire dalla magistratura.
Il centrodestra ha reagito prontamente, accusando la giustizia di agire per “ripicca” in risposta alla separazione delle carriere, una riforma in discussione in Parlamento. La posizione del governo è che l’azione della Procura sia ingiustificata, considerando che esistono altri esposti senza seguito, e ha criticato le indagini come una forma di “giustizia a orologeria”. L’Associazione nazionale magistrati ha però spiegato che si tratta di un atto dovuto, previsto dalla legge.
Meloni ha accusato anche la Corte penale internazionale per aver emesso un mandato di cattura nei confronti di un poliziotto libico proprio quando stava per entrare in Italia, dopo aver soggiornato senza problemi in altri paesi europei. Ha anche criticato Luigi Li Gotti, l’avvocato che ha presentato la denuncia, definendolo un “ex politico di sinistra” con legami passati con la destra. Nonostante le difficoltà, la premier ha ribadito di andare avanti “a testa alta e senza paura”, ricevendo il sostegno del centrodestra.
Il governo si aspetta una rapida archiviazione del caso, mentre il ministro della Difesa, Guido Crosetto, ha affermato che l’opposizione giudiziaria è il principale ostacolo politico per l’esecutivo.