Il 25 febbraio prossimo si terrà l’udienza preliminare presso il Tribunale di Palermo per decidere sulle 13 richieste di rinvio a giudizio scaturite dall’operazione Eirene, condotta dalla Direzione Distrettuale Antimafia di Palermo. Tra gli indagati figurano l’ex senatore Nino Papania e l’ex vicesindaco di Alcamo Pasquale Perricone, insieme ad altri presunti coinvolti in reati come associazione mafiosa, estorsioni, traffico di droga e scambio elettorale politico-mafioso. Tra gli imputati c’è anche il boss di Alcamo, Giosuè Di Gregorio.
Secondo le indagini, Papania, attualmente in carcere, avrebbe raggiunto un accordo con Di Gregorio attraverso la mediazione di Perricone per ottenere voti alle elezioni regionali del 2022 a favore di Angelo Rocca, coordinatore provinciale del movimento politico VIA, fondato dallo stesso Papania. In cambio, il capomafia avrebbe ricevuto un compenso economico. Gli inquirenti hanno monitorato diversi incontri tra Di Gregorio e Perricone a partire dalla seconda metà di agosto fino alle elezioni del 25 settembre 2022.
Il pm Piero Padova ha chiesto il processo per gli accusati, mentre il tribunale del Riesame di Palermo ha recentemente rigettato l’istanza di scarcerazione presentata da Papania e Perricone. Tra le prove raccolte, ci sono anche le intercettazioni che mostrano un dialogo tra Di Gregorio e suo fratello, in cui si parla di voti e di un pagamento di duemila euro che sarebbe stato ricevuto dal senatore Papania. Le indagini hanno rivelato presunti legami tra politica e criminalità organizzata nel territorio di Alcamo e nella provincia di Trapani, con l’intento di influenzare le elezioni a favore del movimento fondato dallo stesso Papania.