La spinta del leader della Lega, Matteo Salvini, sempre più verso il Centro, alla ricerca di accordi, intese e patti federativi in giro per l’Italia per far salire a bordo del Carroccio liberali e riformisti, mira a recuperare terreno sugli alleati di maggioranza, in particolare verso il partito del presidente del Consiglio Meloni, e ad attirare raccogliere il consenso dei moderati italiani. In buona sostanza, un italiano su due, da qualche decennio, non si reca più a votare perché orfano della DC. Una strategia questa che trova l’anello debole in Sicilia, dove le difficoltà e le resistenze hanno finora rallentato considerevolmente il tentativo di espansione leghista nella democristiana Sicilia. Nella terra di Don Luigi Sturzo, plenipotenziari del voto come Cuffaro, Lombardo, Romano e Miccichè, presidiano storicamente il consenso popolare moderato e, pertanto, qualsiasi tentativo di spostamento verso la Lega di consenso moderato si complica o sfuma sul nascere, come nel caso della parlamentare all’Ars Marianna Caronia, prima salita sul Carroccio e poi, dopo una breve permanenza, accasata da Lorenzo Cesa in Noi Moderati. In una recente dichiarazione resa alla stampa, l’ex ministro Saverio Romano, sull’argomento, ha messo le mani avanti: “Il Centro esiste, ma attenzione alle imitazioni”. Tant’è che, oltre le manovre del vice premier Salvini, in Sicilia resta vivo il tentativo di costituire un unico grande Centro ed esiste una spinta centrista e moderata che porta avanti una tradizione politica importante. Una visione che può apparire caotica, ma che ha le sue fondamenta in manovre sottotraccia continue e insistenti.
In questa corsa litigiosa verso un complicato progetto di Centro unico, un politico navigato ed esponente della storica Democrazia Cristiana non è della stessa opinione. Mi riferisco a Calogero Pumilia, che fa un’ analisi opposta, con piglio critico, rispetto a questo tentativo di realizzare un unico calderone moderato in Sicilia. Decano della politica ed esponente di spicco di quella Dc che oggi in tanti vorrebbero rimettere in pista, è stato parlamentare nazionale per un ventennio tra il 1972 ed il 1992, quattro volte Sottosegretario di Stato ed altrettante volte sindaco di Caltabellotta, comune della provincia di Agrigento. Dopo la fine della DC, Pumilia ha militato nella Margherita e successivamente nel Partito Democratico, nel quale ha ricoperto l’incarico di componente della commissione regionale di garanzia. Proprio qualche settimana fa, si è dimesso dalla presidenza della Fondazione Orestiadi di Gibellina, dopo dieci anni dalla sua guida, periodo in cui ha restituito lustro e autorevolezza all’Istituzione fortemente voluta dal senatore Ludovico Corrao.
Quel che pensa Pumilia è chiaro: “In un sistema politico bipolare c’è poco spazio per operazioni di centro, soprattutto se sono il frutto di scelte verticistiche e/o collocamenti di comodo alla ricerca di uno spazio che non si trova altrove. Nello scenario politico siciliano, oltre al fenomeno Cuffaro, che presenta una dimensione di carattere locale, vedo differenze tra Forza Italia ed il resto della Destra, che si manifestano nella gestione del potere politico”.
Anche guardando al domani, resta coerente il pensiero: “In prospettiva, non vedo uno spazio per un Centro. Il quadro politico regionale ci consegna una Destra unita al governo della Sicilia nelle scelte finali, seppur con qualche contrasto e distinguo su alcuni temi.”
Sugli attuali assetti istituzionali e politici ai vertici del parlamento siciliano e di Palazzo d’Orleans, Pumilia dice la sua: “A mio parere Forza Italia sta lavorando bene per riequilibrare il rapporto di forza con Fratelli D’Italia, mentre la Lega si conferma il partito più a destra della coalizione che non ha trovato lo spazio che cercava nell’Isola. Ha raccolto adesioni di soggetti che in qualsiasi momento possono passare altrove.”
Infine, alla domanda secca se c’è ancora spazio per la costituzione di un centro cattolico che si richiami ai valori sturziani, Pumilia chiarisce: “Con la nostalgia non si realizza nulla, la storia va avanti e non torna indietro. E’ ormai tramontato il modello politico cattolico.”
Resta aperta la bagarre per appropriarsi del consenso di coloro che non vanno a votare e la prossima importante scadenza elettorale, ci porterà altre considerazioni ed altre analisi. Perché in politica vige il detto “mai dire mai”.
Giuseppe Messina